Il progetto pensato per sensibilizzare la Generazione Z sul tema della violenza economica, per contrastarne la normalizzazione e aiutare i più giovani a riconoscerla.
La violenza maschile contro le donne si manifesta in tante forme e sfaccettature, tra cui quella economica.
La violenza economica si mostra attraverso l’insieme di atti di controllo finalizzati a mantenere una persona in una condizione di subordinazione, impedendole l’accesso alle risorse economiche, sfruttandone la capacità di guadagno, limitandone e negandone l’accesso ai mezzi necessari per l’indipendenza, compromettendone, direttamente o indirettamente, l’autonomia.
In occasione di Finance4Future, il progetto sulla educazione finanziaria lanciato da Giffoni Innovation Hub ad inizio 2024, abbiamo indagato quale fosse il livello di conoscenza della Generazione Z sui temi legati alla consapevolezza finanziaria.
In molti racconti di ragazzi e ragazze, raccolti sui social e nelle principali università italiane, è emerso l’interesse ad approfondire il tema della violenza economica.
Nasce così (IN)Dipendenza Economica, il nuovo progetto realizzato in collaborazione con UniCredit e la sua Banking Academy che, partendo da testimonianze reali, porterà alla produzione di un cortometraggio per dare voce a tutte le donne che subiscono violenza economica.
Far conoscere attraverso storie vere cosa sia la violenza economica, creando consapevolezza sulla tematica.
«Ciao sono Fabrizia,
Ho iniziato a lavorare che ero poco più che una ragazzina. Sono sempre stata una donna indipendente e capace di cavarmela da sola. Finché non ho conosciuto mio marito e, alcuni anni fa, abbiamo avuto quel bimbo meraviglioso che è nostro figlio. La maternità, la vita che si complica, le tante cose a cui badare con un bimbo piccolo… Piano piano ho iniziato a delegare a lui molte di quelle faccende quotidiane che prima gestivo da sola. “Tranquilla, ci penso io, hai già tanto a cui pensare” mi ripeteva. E in effetti, non mi sembrava vero di avere finalmente qualcuno su cui appoggiarmi. Così, senza nemmeno che me ne rendessi conto, ho perso completamente il controllo di tutto, conto in banca incluso. E più passava il tempo, più lui mi faceva sentire inadeguata, incapace. Alla fine, gli ho perfino dato le chiavi di un monolocale che mi aveva lasciato mia mamma, e che avevo intenzione di affittare, per aumentare le entrate, visto che nel frattempo mi aveva convinto anche a passare al part time.
Finché un giorno scopro di avere il mio conto in rosso, la carta di credito bloccata, di essere stata iscritta nella lista dei cattivi pagatori e di aver contratto dei debiti…a mia insaputa… non sapevo come fare fronte.
Perché alla fine era tutto a mio nome. Certo, potrei denunciarlo. Ma così distruggere tutto: la mia vita, la nostra famiglia. In fondo, sono stata anche io quella che ha deciso di smettere di vedere. A cui piaceva l’idea dell’uomo che risolve tutto, perdendo di vista una parte importante, anzi oggi direi fondamentale: la mia sicurezza economica».
“Amo il mio ragazzo, ma continua a bombardarmi di richieste e pretese. Vuole che paghi io per lui. Ogni occasione è buona. Una volta è l’ingresso in
discoteca, un’altra la gift card playstation, un’altra le sigarette, un’altra la ricarica telefonica. Mi ha chiesto prestiti che non ha mai restituito, non so per fare cosa. Ha cominciato con le buone, con la colazione a scuola. Quando, dopo parecchie volte che accettavo, ho provato a dire che non potevo, è diventato cattivo. E’ la sua aggressività che mi ingabbia. Pretende anche di organizzare la mia vita, controlla tutto, telefono, amicizie, abbigliamento. Non so davvero come uscirne, lo amo come non ho amato nessun altro, ma questa situazione non può continuare, fa male, credo faccia male anche a lui”.
Insieme ai Centri Antiviolenza, Telefono Rosa Piemonte e Caritas raccoglieremo storie di vera violenza economica, ascoltando le voci di tutte le donne che vorranno condividere con noi la loro esperienza in anonimato.
Dopo aver letto tutte le testimonianze, si prenderà ispirazione da esse per scrivere una sceneggiatura, e garantire così la riservatezza e l’anonimato dei racconti.
Si realizzerà poi un cortometraggio e lo si distribuirà per creare consapevolezza e impatto positivo nel pubblico della GenZ.
Data ultima di raccolta delle testimonianze: 6 aprile 2025